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06/06/2016

Ungp Piemonte: "Sulle pensioni non ci riprovate"

"Salvare l'Inpgi senza tartassare chi è già in quiescenza"

L'assemblea dei giornalisti pensionati del Piemonte ha discusso il 6 giugno i temi del difficile momento attraversato dalla categoria, sul piano sindacale, previdenziale e di prospettive a breve e lungo termine. All'appuntamento consueto del primo lunedì del mese, a Torino, insieme al direttivo del Gruppo, hanno partecipato numerosi colleghi, grandemente preoccupati per le sorti dell'Inpgi e delle pensioni, colpite dal carovita e insidiate dal potere politico che non si stanca di prenderle di mira, non solo quelle demagogicamente definite d'oro, ma la grande massa dei trattamenti poveri e medi, frutto di decenni di lavoro e di contributi che spesso i dirigenti dell'Istituto di previdenza dei giornalisti non tengono nel dovuto conto. La sintesi di molti interventi è stata: "Non ci riprovate".

L'assemblea ha con forza ribadito che la necessaria e dura riforma che l'Inpgi dovrà  fare nei prossimi mesi, secondo i dettami dei ministeri vigilanti e soprattutto per far quadrare i conti, non può ignorare che la mancata perequazione e l'elevato livello di tassazioni nazionali e locali hanno abbattuto negli ultimi anni le pensioni in essere in modo traumatico, per cui non si venga di nuovo a parlare di solidarietà e di prelievi forzosi, già rispediti al mittente dai ministeri che hanno bocciato l'infausta decisione del passato Cda del 27 luglio 2015. Salvare l'Inpgi e con esso le pensioni di oggi e quelle future ( l'unico scopo dell'istituto ) non vuol dire tartassare i pensionati con provvedimenti neppure discussi con loro, nella fretta di concepire palliativi del tutto insufficienti a migliorare i bilanci.

La neoeletta presidente dell'Inpgi, Marina Macelloni, ha detto al Consiglio nazionale dell'Ungp, lo scorso 18 maggio (e ripetuto anche a Torino il 27 maggio all'assemblea della Associazione stampa subalpina), che qualsiasi riforma previdenziale è cattiva per definizione e che così non potrà che essere quella che i nuovi amministratori si apprestano a varare entro l'anno, ma anche prima, dopo aver studiato la relazione dell'attuario. La presidente ha parlato di ricerca di una solidità prospettica, per garantire la sostenibilità dell'ente per i prossimi cinquant'anni, un tempo infinito. E ha annunciato "interventi equi". Possiamo parlarne, cara Macelloni e caro Cda, prima che si arrivi alla decisione? La volta scorsa non è avvenuto ed è stato un disastro, con i ministeri e con i colleghi. L'esperienza insegni. Non bastano enunciazioni generiche come il mantra della solidarietà nella categoria e tra le generazioni.

L'assemblea si è soffermata sul tema occupazione , perché la presidente Inpgi, accennando alla riforma d'autunno, che dovrebbe entrare in vigore a fine 2016, ha aggiunto: "Fatto tutto questo, nessuna riforma basterà mai se non ci sarà la ripresa dell'occupazione". Brava, è questo il punto! Altro che decantata solidarietà. Anche il segretario Fnsi Lorusso l'ha ribadito a Roma e Torino. Ma siccome il mondo è cambiato, nei grandi giornali si lavora con turni dalle 7 del mattino come alla Fiat antica, e "il livello dei redditi dei giornalisti dipendenti è calato", e molti colleghi corrono il rischio di rimanere cococo a vita, e siccome nel sistema previdenziale "non ce n'è più per nessuno", insomma bla bla bla, ecco dietro al problema Inpgi ci sono le nuove regole da trovare, fra concentrazioni editoriali, tutto il settore da riorganizzare, la riforma dell'editoria all'esame del Senato, il nuovo contratto da fare, il momento politico da considerare, eccetera eccetera. La campagna elettorale dell'Inpgi è finita, i nuovi assetti delineati, i problemi non sono ancora risolti. Sono tanti i nodi da sciogliere e non si può essere ottimisti. Saranno mesi difficili. Se sbagliamo un'altra mossa , cara Inpgi, cara Fnsi, saremo ridotti male.

L'assemblea torinese ha ammonito: " Nuove regole per l'informazione , che è garanzia di libertà, e per il lavoro dei giovani. E per l'Inpgi occhio ai numeri, ai bilanci e alle spese. I pensionati non abbassano la guardia, vogliono vederci chiaro, sono e rimangono sulla difensiva, anche contro gli sprechi e gli emolumenti non di molto diminuiti e fuori misura . Basta infine con le  polemiche e le  guerre di fazioni, all'Inpgi, nel sindacato, sui media e sui social, tra demagogia e ignoranza dei dati reali. E l'Ungp si faccia sentire, in tutte le sedi, difendendo davvero le pensioni, di oggi e di domani. Non soltanto a parole".

Antonio De Vito
Presidente Ungp Piemonte

 

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