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14/11/2016

Il cuore del potere. Ovvero il "Corriere della Sera"

Quarant'anni di storia del giornale raccontati da Raffaele Fiengo

IL CUORE DEL POTERE. Ovvero,  il “Corriere della Sera” nel racconto di un suo storico giornalista.
Martedì 22 novembre, alle 18, a Palazzo Ceriana Mayneri, in corso Stati Uniti 27, a Torino, il Circolo della Stampa ha organizzato la presentazione del libro "Il cuore del potere. Il Corriere della Sera nel racconto di un suo storico giornalista", scritto da
Raffaele Fiengo per Chiarelettere (collana Reverse, 416 pagine, 19 euro, introduzione di Alexander Stille).
Con l'autore intervengono Anna Masera e Mimmo Candito; introduce Luciano Borghesan, vicepresidente del Circolo della Stampa Sporting.

“Il ‘Corriere’ è una delle pochissime istituzioni di garanzia di questo paese… La libertà d’informazione è vista con insofferenza crescente”, sosteneva Ferruccio de Bortoli il 14 giugno 2003, in occasione delle sue dimissioni da direttore del “Corriere della Sera”.
Fiengo nel suo libro racconta quarant'anni di lotte per l'indipendenza, appunto, del “Corriere della Sera”, il quotidiano le cui vicende hanno incrociato tutti i più drammatici, oscuri e decisivi passaggi della nostra Repubblica.

Una storia e una testimonianza. Di chi si è battuto per quarant’anni in difesa dell’indipendenza del giornale più famoso d’Italia, il giornale della borghesia illuminata, il giornale di Luigi Albertini e Luigi Einaudi, un giornale che veramente libero non è mai stato perché sempre al centro di appetiti economici e politici.
Raffaele Fiengo, giornalista del “Corriere” dagli anni Sessanta, di formazione liberal, ci offre la sua versione dei fatti attraverso le lotte che ha condotto con tenacia sempre dalla parte dei giornalisti per affermare i principi di una stampa libera.
Una lotta dura, dai tempi eroici della direzione di Piero Ottone alla strisciante occupazione della P2 sotto Franco Di Bella fino ai disegni egemonici di Craxi e poi le indebite pressioni dei governi Berlusconi. Oggi gli attori sono cambiati ma con le interferenze del marketing e della nuova pubblicità, e l’invasione dei social network, il mestiere del giornalista è ancora più contrastato, anche al “Corriere”, da sempre “istituzione di garanzia” in un’Italia esposta a continue onde emotive e a tensioni di ogni tipo. Se cade il “Corriere” cade la democrazia. E questo libro lo dimostra. Come scrive Alexander Stille nell’introduzione, “considerate le varie lotte avvenute per il controllo del ‘Corriere’, è un miracolo che da lì sia uscito tanto buon giornalismo, tanta informazione corretta, e ciò grazie agli sforzi di tanti giornalisti interessati soprattutto a fare bene il proprio lavoro”.


Raffaele Fiengo è nato a Cambridge (Stati Uniti) nel 1940. Dal 1968 ha lavorato al “Corriere della Sera” trovandosi più volte in contrasto con la direzione. Per vent’anni è stato rappresentante sindacale. Nel 1973 fonda la società dei redattori del “Corriere della Sera” e nel 1974 è autore, con la direzione di Piero Ottone, dello “Statuto del giornalista”. Chiamato dai suoi antagonisti “il soviet di via Solferino”, in realtà non si è mai considerato comunista e si è sempre battuto per l’indipendenza del giornale e dei giornalisti. Nel 2004 è tra i fondatori di “Libertà di stampa, diritto di informazione” (Lsdi), centro di ricerca sulle trasformazioni del giornalismo. Nel 2012 promuove, presso la Federazione nazionale della stampa italiana, l’Iniziativa per l’adozione in Italia di un Freedom of Information Act. Dall’anno accademico 2000-2001 è docente di Linguaggio giornalistico all’Università di Padova.

 

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